Note
Costituzionalismo e crisi economica. I diritti sociali in Grecia
In Europa, quasi tutti gli Stati sono “stati sociali” in quanto nelle Costituzioni è previsto o un esplicito riferimento allo Stato sociale o l’enumerazione dei diritti sociali. Negli ordinamenti dell’Europa meridionale il paradigma dello Stato sociale ha assunto delle connotazioni diverse rispetto agli altri ordinamenti europei, nonostante la notevole influenza del Rechstaat tedesco.
Il fenomeno migratorio: esercizi di definizione della grammatica giuridica internazionale
Nei numerosi contributi sviluppati e pubblicati sul fenomeno migratorio nel suo complesso, la componente giuridica ha un ruolo importante. Le principali caratteristiche del fenomeno stesso nell’attuale contesto globale sono a fondamento delle politiche di gestione preventiva e contestuale, d’emergenza o ordinaria, delineate e poste in essere dagli Stati d’origine, di transito e di destinazione, ma anche della percezione in cui esso è vissuto dalle popolazioni e dai suoi protagonisti: i migranti.
L’intelligence nel Terzo millennio. Riflessioni a margine della «Relazione sulla politica dell’informazione sulla sicurezza», 2014
di Maria Luisa Maniscalco
Il 2014 è stato un anno che ha fatto registrare una situazione particolarmente preoccupante a livello politico ed economico. Non soltanto non è stata affatto superata la grande crisi finanziaria esplosa nel 2008, solo in parte riassorbita negli Stati Uniti e ancora particolarmente acuta in Europa, ma si sono moltiplicate e aggravate le tensioni interne in molti Stati, le attività terroristiche e le crisi diplomatiche e militari in aree di prossimità con il nostro Paese. E il primo trimestre del 2015 non sembra aver invertito il trend di instabilità e insicurezza globali.
Dopo l’inferno di Parigi: qualche riflessione su sicurezza, paura, diritti e immigrazione
Le riviste scientifiche di area giuridica – al pari delle altre legate alle scienze umane – hanno indubbiamente un rapporto peculiare e molto delicato con ciò che si etichetta genericamente come «attualità». Se ne possono (e, anzi, se ne devono) occupare, per analizzare il più possibile i problemi che via via si pongono e, soprattutto, le soluzioni date, tentate o auspicabili, avendo cura di farlo senza che trascorra troppo tempo da quando le questioni sorgono o, per lo meno, si pongono all’attenzione degli studiosi; allo stesso tempo, tuttavia, resta fermo l’imperativo di sfuggire il più possibile al rischio di “cadere nella cronaca”, cioè di evitare che il proprio scritto si traduca in una mera ricognizione della realtà (rectius: di come l’hanno raccontata i media), magari diffondendosi in qualche commento sui fatti o scaturito da essi, come si potrebbe fare in un editoriale per un quotidiano o un periodico di informazione, che non ha meno dignità di una rivista scientifica ma – appunto – è un’altra cosa.
I diritti ai “non cittadini” come fattore di sicurezza?
Uno dei temi più discussi nel dibattito politico recente è il trattamento riservato dallo Stato a coloro che si trovino sul suo territorio (o ne varchino, in qualche modo, le frontiere) senza esserne cittadini. Si tratta di una questione delicata, poiché si lega a valutazioni che sono di opportunità e di “giustizia” in senso lato, prima che di rispondenza a regole già esistenti, per cui presentano un forte tasso di soggettività; di più, quelle stesse valutazioni si riferiscono quasi sempre alle condizioni in cui determinate persone si trovano, più che ai loro comportamenti. Per questo, nel trattare l’argomento, occorre usare la cautela che merita la persona umana, vista la posizione che essa ha nella nostra Costituzione, in virtù della formulazione dell’art. 2.
Politica della paura. Dove si arresta la democrazia
La battaglia contro la criminalità, accortamente spettacolarizzata, ha assunto ormai un rilievo smisurato nei media. Al punto che i grandi problemi, sui quali dovrebbe piuttosto concentrarsi l’attenzione pubblica, passano non di rado in secondo piano. D’altronde, si acquista immediato consenso politico, se ci si avventura in dichiarazioni di guerra contro la criminalità e, in genere, contro coloro che costituirebbero un pericolo per la sicurezza.
La delega al Governo in tema di “depenalizzazione” dell’immigrazione clandestina: riflessioni sulla sicurezza
La definitiva approvazione della legge n. 67/2014 fa concentrare inevitabilmente l’attenzione su un punto che ha scatenato un consistente dibattito: l’art. 2, che reca la «Delega al Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria», al comma 3, lettera b) indica come criterio direttivo per l’esecutivo «abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato previsto dall’articolo 10-bis del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, conservando rilievo penale alle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi adottati in materia».
L’iter della disposizione richiede alcune riflessioni sul percorso delle norme che, dal 2009 (e anche nei mesi precedenti, a partire dalle prime discussioni sul "pacchetto sicurezza" a metà del 2008), hanno riguardato l’immigrazione clandestina e, soprattutto, sull’atteggiamento della sfera pubblica in materia di sicurezza che ha accompagnato l’evoluzione normativa di cui ci si sta occupando. La disposizione di delega potrebbe segnalare l'inizio del declino di un approccio essenzialmente punitivo nei confronti di una determinata categoria di soggetti (gli extracomunitari, giunti o rimasti irregolarmente in Italia), ma potrebbe anche essere il frutto di una semplice analisi - alla portata del legislatore - sui benefici concreti apportati all'ordinamento dalla “penalizazione” dell’immigrazione clandestina. Benefici che un occhio obiettivo faticherebbe non poco a individuare.
Military for what? Considerazioni a partire dal volume "Soldiers without frontiers. The view from the ground"
di Alessia Zaretti
La missione essenziale delle Forze Armate di ogni Paese democratico è la difesa dello Stato, dei cittadini e la salvaguardia delle libere istituzioni da ogni possibile minaccia. Nel corso degli ultimi decenni la natura di tale missione è tuttavia mutata significativamente in collegamento con l’evoluzione dello scenario internazionale e della natura delle minacce.
La costruzione di un efficace sistema tunisino di protezione dei diritti umani
di Stefania Spada
La Tunisia è stato uno dei primi Paesi africani a creare - conformemente ai cd. Principi di Parigi - un’istituzione nazionale incaricata di promuovere e proteggere i diritti umani ovvero il Comité Supérieur des Droits de l’Homme et des Libertés Fondamentales (CSDHLF), istituito dal decreto n. 54-1991 del 7 gennaio 1991 che lo definisce come un organo consultivo incaricato di assistere il Presidente della Repubblica in tutte le attività riguardanti la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Il ruolo delle forze armate croate nella difesa dell'ambiente. Una nuova prospettiva di sviluppo sociale
Parlare di Forze Armate in qualità di attore di sviluppo sociale è un esercizio teorico che il presente saggio intende proporre in riferimento al contesto nazionale croato.
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