di Gabriele Trombetta
Le interdittive antimafia rappresentano un fondamentale presidio di legalità per preservare l’economia dall’infiltrazione criminale. Si tratta di provvedimenti fortemente restrittivi, in grado di paralizzare l’attività dell’impresa compromessa con le mafie, così salvaguardando l’ordine pubblico economico. L’istituto, tuttavia, è sottoposto a penetranti critiche dottrinali e – più raramente – giurisprudenziali, alla luce di molteplici profili di «sofferenza costituzionale» (Longo 2019) che lo caratterizzano.
Sul piano sostanziale, ne viene evidenziato il carattere afflittivo di «ergastolo imprenditoriale» (Mazzamuto 2016 b), tale da espellere dal mercato il soggetto attinto. Ancora, al di là dei casi patologici di erronea valutazione dell’Amministrazione, potenzialmente foriera di tragiche conseguenze sociali (Colamedici 2019), recentemente il giudice amministrativo ha sottolineato come l’omissione di qualsivoglia considerazione, in sede di irrogazione della misura, della capacità reddituale del destinatario sia questione di legittimità costituzionale rilevante e non manifestamente infondata.
Abstract
Anti-mafia interdictions represent an advanced frontier in the fight against mafia infiltration in the economy. The institution has been subjected to intense criticism by the doctrine, which has not, however, been acknowledged by the Constitutional Court and the Council of State. In this brief contribution, given the main positions that have emerged in the legal debate, the conclusion is reached that the measure is legitimate, even though the need for greater procedural openness is acknowledged.