di Gabriele Maestri
Uno dei temi più discussi nel dibattito politico recente è il trattamento riservato dallo Stato a coloro che si trovino sul suo territorio (o ne varchino, in qualche modo, le frontiere) senza esserne cittadini. Si tratta di una questione delicata, poiché si lega a valutazioni che sono di opportunità e di “giustizia” in senso lato, prima che di rispondenza a regole già esistenti, per cui presentano un forte tasso di soggettività; di più, quelle stesse valutazioni si riferiscono quasi sempre alle condizioni in cui determinate persone si trovano, più che ai loro comportamenti. Per questo, nel trattare l’argomento, occorre usare la cautela che merita la persona umana, vista la posizione che essa ha nella nostra Costituzione, in virtù della formulazione dell’art. 2.