di Carlo Focarelli
Si è molto discusso negli ultimi anni di una «crisi», se non della «fine», dei diritti umani, specie sotto la pressione del c.d. «sovranismo» diffusosi a livello globale in concomitanza con le posizioni dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La questione può ricondursi, più indietro nel tempo, almeno alla politica c.d. «neoliberista» della destra anglo-americana, che è riuscita a «riformulare» i «valori» occidentali, contro il blocco comunista durante gli ultimi anni della guerra fredda, in termini di efficientismo e oggettivismo economico, dando una patina di scientificità di «non-ritorno» o di «ovvia inesistenza di alternative credibili» ad una strategia di potenza e di controllo globale delle masse, ed erodendo i diritti della persona umana intesa nella sua unicità e complessità attraverso tecniche di omogeneizzazione e semplificazione consumistica applicate ad ogni aspetto della vita sociale.
La c.d. «intelligenza artificiale» (IA, AI), i cui vantaggi nessuno può negare (come si può dire di qualsiasi progresso tecnologico), in questo senso rappresenta la sintesi del gregarismo sociale che cerca di depotenziare la «persona umana» nella sua unicità e complessità, non diversamente sotto questo profilo da quanto avviene in qualsiasi regime totalitario, non importa se autocratico o democratico. Parlare di «diritti umani» può allora diventare senza senso, così come parlare di una loro «crisi», o di una loro operatività come «limiti» agli eccessi dell’IA, se non si modifica a livello psichico lo sfondo autoritario di massa che guida le tecniche pubblicitarie intese a trasformare gli stessi diritti umani in prodotti commercialmente funzionali.
Su questo sfondo, occorre registrare che si vanno moltiplicando presso organizzazioni internazionali e altre istituzioni (ad esempio nuovi corsi di laurea nelle università) gli «studi» sulla IA. La locuzione è quanto mai rivelativa del suo intento di fondo, che non è certo l’intelligenza, che chiameremmo «naturale», comunque la si intenda, ma è l’artefatto che dà maggiore potenza a chi se ne serve, al punto che l’epoca attuale potrebbe descriversi come quella della «AI Race», non dissimile dalla «Space Race» degli anni ’60 del XX sec. Se l’«intelligenza naturale» cerca di capire il mondo, l’«intelligenza artificiale» cerca di manipolarlo (nel bene e nel male) a prescindere, se necessario, dal capirlo.