di Emanuele Rossi
«Gli uomini – scriveva Vilfredo Pareto – amano consolarsi delle miserie del presente costruendo mondi immaginari» (Freund 1976, 180). Il bisogno di essere o di proiettarsi, anche solo mentalmente, in un altrove dai confini indefiniti rappresenta da sempre uno dei tratti più tipici degli esseri umani i quali, di fronte alle inquietudini e alle angosce dell’esistenza, sentono forte il desiderio di approdare in un “luogo altro” all’interno del quale ricomporre i frammenti del proprio essere e ricostruire il senso e il significato della propria esistenza. Di conseguenza – come sostenuto da Oscar Wilde – «una mappa del mondo che non includa il paese dell’Utopia non vale neppure un’occhiata» (Cuomo 1994, 7).
Abstract
We are lost without utopia. Roberto Mordacci seems to be convinced of this in a recent work entitled Return to Utopia, whose main objective is to rehabilitate a concept, such as that of utopia, which over time has undergone numerous distortions and considerable misunderstandings to the point of being completely clouded by the veil of negativity, ambiguity and suspicion. Despite the diffidence towards utopia, there are many signs that highlight a recovery of utopian thought in contemporary society especially in a time of deep economic and social crisis such as that which contemporary societies are experiencing.